18 – COROLLARIO
Corollario: affermazione che si ricava facilmente da un assunto teorico già dimostrato. L’assunto teorico che Caproni sa di aver dimostrato molte volte altrove è qui condensato in un verso solo, non serve altro: il terzo, un endecasillabo con accento perentorio sulla definizione della Storia: testimonianza morta.
Per chi avesse sotto mano “Il muro della terra” (1964 -1975) il consiglio è fiondarsi a rileggere L’IDROMETRA, che qui risuona alla memoria.
Di noi, testimoni del mondo,
tutte andranno perdute
le nostre testimonianze.
Le vere come le false.
La realtà come l’arte.
[…]
“La Storia è testimonianza morta.”
Testimonianza. Quindi voce, parola detta o scritta. Qualcosa che qualcuno racconta. Narrazione, riferita da terzi: …alcuni Io. Testimonianza ossia la Parola quando si fa pretenziosa o illusa di riferire che cosa? Soprattutto con che cosa, con quale mezzo. Con che cosa la Parola tenta il tiro alla preda?
Attraverso quale strumento noi tentiamo di colpire la preda, che sta dietro la Parola? Con la Parola stessa, che diventa così per noi sia fucile che bersaglio. La Parola si spara allo specchio tutte le volte che tenta di essere e significare e dire… Può colpire e afferrare qualcosa: un’altra parola.
Ecco illustrato perfettamente il meccanismo (il vortice) per niente astratto, attraverso il quale la preda si fa preda di sè. (“La preda che si morde /la coda… / La preda / che in vortice si fa preda / di sè… /”).
Se la Storia è storia di parola, e la parola colpisce sé stessa cercando di afferrare il Leone o Drago, il fatto, afferrando invece niente altro da sé, allora la Storia, come testimonianza, vale quanto una fantasia.
Ed essendo morta, non potrà che rivivere.