Genova, 17 giugno 2012.
Le mie note di apertura alla lettura di stasera, al festival internazionale di poesia di Genova.
Genova, buonasera. Giorgio Caproni nacque cento anni fa, in un’altra città, che forse non esiste; ed ebbe poi la curiosa sorte di morire, ventidue anni fa. Gli accadde in un’altra città, che esisterà forse. In quella parantesi, tra le tante cose, amò Genova così forte che ne disse, ne scrisse da qualche parte, a qualche tavolo, in qualche modo. Così stanotte noi, che forse siamo, in questa città, che forse esiste, ricordiamo il nome di uno scomparso che scrisse. Ma è lui a ricordare noi: sarà Giorgio Caproni, ormai, a ricordare Genova per sempre, a chiunque avrà occasione di ascoltare o di leggere. Giorgio Caproni che sicuramente esiste, perché ha lasciato mille di queste contorte tracce. Eccole. Proviamo qui adesso a dirne alcune composte per ultime. Grazie.
“Non c’è dubbio che i grandi poeti sono quelli che inventano i paesaggi da cui credono di essere ispirati”. Cito da un ottimo articolo di Paolo Febbraro (che ringrazio) sullo “strano amore” di Caproni per Genova. Lo segnalo, scoperto per caso: http://www.disp.let.uniroma1.it/fileservices/filesDISP/197-203_FEBBRARO.pdf