Rassegna stampa 2012

BLOWUP # Settembre 2012

POESIA PARLATA
GIOVANNI SUCCI “Il Conte di Kevenhuller” · LP Tarzan Rec. 62t-55:00 ca.

Giovanni Succi (voce e chitarra dei Bachi da Pietra) rende omaggio a Giorgio Caproni nel centenario della nascita con un disco del tutto anomalo per la scena italiana: tecnicamente si tratterebbe di uno ‘spoken word’, ma in realtà l’operazione si discosta dalle pratiche anglosassoni per una tensione tutta peculiare e per la completa mancanza di musica.
Il Conte di K. [1986] fu l’ultima raccolta di versi del grande poeta prima della morte, avvenuta nel 1990. Svolta e presentata come ‘operetta musicale’ (le due parti ‘Il libretto’ e ‘La musica’) la narrazione è basata sulla caccia a una non meglio identificata “feroce Bestia” che “facea strage di fanciulli, e atterriva gli uomini” e venne promossa a Milano il 14 luglio 1792 da tale Conte di Kevenhuller nel manifesto riprodotto sulla copertina del disco. Caproni naturalmente faceva di questo fatto reale (o presunto tale) un’allegoria del presente, e Succi oggi onora la sua memoria portando a termine l’idea sottesa all’opera, cioè fa diventare suono le parole scritte animandole con la sua voce (Caproni aveva auspicato che i suoi versi trovassero una collocazione parlata) nel pieno rispetto della volontà del poeta di non aggiungere alcun altro suono. Ed è questo che rende il disco piuttosto diverso da uno ‘spoken word’ comunemente inteso. Sulle prime, non lo nascondo, la scelta a me un po’ è dispiaciuta, ché l’abitudine a sentire questa voce con sotto una musica, per quanto scarna ed essenziale, è dura da evitare. Eppure, pian piano, con lo scorrere delle parole, ho iniziato a capire come la cosa abbia senso esattamente cosi com’è, senza altri ammenicoli intorno. La musica è il timbro, sono le parole, sono le pause e le riprese; l’armonia che lega è
l’andamento che si fa più sciolto e agile con lo scorrere dei minuti (perdendo quel po’ d’iniziale eccesso d’enfasi), la melodia il senso stesso delle parole e della storia, il senso finale di ciò che si comunica, e che ci lascia pensosi quando il disco raggiunge il nulla della puntina che si ripete su se stessa avvitandosi come un mantra. Complimenti a Giovanni e, certamente, alla Tarzan Records che ha avuto il coraggio e l’avventatezza di accettare un’operazione di questo tipo, di questi tempi, in questo paese.

Stefano I. Bianchi

MUCCHIO # Settembre 2012

L’esordio solista di GIOVANNI SUCCI (Madrigali Magri, Bachi Da Pietra) è un omaggio all’ultima opera di Giorgio Caproni (1912- 1990), Il conte di Kevenhuller (1986). Prima l’artista ha aperto un blog dove ogni settimana posta la sua lettura di un componimento da essa tratto e ora pubblica con il marchio Tarzan Records un Lp (in duecento copie) con le esecuzioni per sola voce delle poesie contenute nelle due sezioni iniziali della raccolta. Una scelta coraggiosa quanto inevitabile quella di non servirsi di nessun accompagnamento musicale, che dà ancor più forza ai versi del poeta livornese e all’espressività asciutta dello stesso Succi, accrescendo ulteriormente il peso specifico di un progetto di grande valore culturale.

Aurelio Pasini

BUSCADERO # Settembre 2012

http://backstreetsbuscadero.wordpress.com/2012/07/20/giovanni-succi-il-conte-di-kevenhuller/

Ho sempre pensato, con Eliot, che le poesie non andrebbero stampate, ma incise sui dischi, dichiarò Giorgio Caproni, in una lettera inviata ad Achille Millo nel 1961.
GIOVANNI SUCCI, leader dei Bachi Da Pietra, da sempre vicino al mondo della poesia, lo ha preso alla lettera. In occasione del centenario della nascita del grande poeta, che ricorre proprio quest’anno, ha inciso senza nessuna interferenza musicale, l’ultima opera pubblicata da Caproni in vita, il Conte Di Kevenhuller che, fin dalla divisione delle sue poesie in due blocchi denominati Il Libretto e La Musica, testimonia la sua appartenenza stretta al mondo dei suoni. Il racconto metafisico e politico della caccia ad una non meglio identificata Bestia, rivissuta attraverso lo svolgersi della stessa, ma anche attraverso i dialoghi interiori dei vari cacciatori che si susseguono, rivive nei solchi di questo elegante e curatissimo LP, tirato in sole duecento copie. La forte presenza di puntini di sospensione, i vuoti e le pause che costellavano un testo che faceva del minimalismo ma anche della pregnanza delle parole usate la sua più intima essenza, rifulge così nel recitato ieratico di Succi, che ben traduce dal punto di vista auditivo le parole di Caproni.
Un bellissimo omaggio, naturalmente da non considerarsi alla stregua di un disco classico, su cui tornare e ritornare con gli ascolti (anche se volendo lo si può fare ovviamente), ma più opportunamente come poesia su solchi anziché su carta. Affrettatevi a prenotare la vostra copia!

Lino Brunetti

ROCKERILLA # Settembre 2012

La Tarzan Records è l’etichetta fondata da Fabrizio Testa e Andrea Dolcino, due coraggiosi esperti di musica di ricerca che hanno capito tutto della scena contemporanea. Hanno capito che solo le produzioni di qualità potranno resistere, solo le pubblicazioni che hanno una precisa idea dei gusti dei loro ascoltatori troveranno posto fra gli scaffali pieni di vinile fresco di stampa. Solo con la passione e la competenza le nuove label potranno competere e spesso vincere nell’immenso panorama discografico del nostro tempo. E dunque spazio ai materiali avventurosi, alle uscite insospettabili, alle sperimentazioni più ardite! Con questa quarta pubblicazione il focus si sposta sul poeta Giorgio Caproni, autore straordinario e visionario, per l’occasione riletto da uno dei più impressionanti interpreti italiani: Giovanni Succi. La voce dei Bachi Da Pietra si inoltra nella scrittura tormentata e spesso oscura di Caproni con coerente ardore e rispetto ieratico.
Una lettura in cui l’enfasi non è mai fine a se stessa, le pause mai azzardate, i toni mai affettati. Il confronto con la metrica e gli enjambements risulta avvincente e coinvolgente quanto quanto i temi della raccolta, presentata da Caproni come se si trattasse di un’operetta musicale e infatti composta di Libretto e Musica. L’effetto è di vorticoso incantamento, merito dei versi, della metrica spezzata e della voce narrante che ci traghetta verso questi componimenti aspri, intensi e sanguigni.

Michele Casella

RUMORE # Settembre 2012

A proposito di singolari vinili, Giovanni Succi dei bachi Da Pietra ha registrato su 12” Il Conte di Kevenhuller, l’ultima opera poetico-teatrale di Giorgio Caproni: il resoconto di una feroce (e metaforica) caccia dove preda e bestia assassina è la Parola stessa. Con voce profonda ed intensa, estenuate inflessioni (un po’ alla Gassman) un raro caso di album “parlato” dalla nostra scena indipendente.

Vittore Baroni

MUSIC ON TNT (web)

http://www.music-on-tnt.com/recensioni/articolo.php?id_articolo=1207

Immaginate di entrare in un vecchio negozi di dischi, […] Solo così sarete preparati all’entrata nella boutique della Tarzan Records. La piacevole sensazione, già emanata da opere pregresse quali Era e The shipwreck bag show, torna sui nostri piatti con la nuova release Il conte Kevenhuller in black vinyl in limited edition (200 copie), prodotto di musica non convenzionale, ispirata come alla sperimentazione alternativa e in questo caso ad antiche modalità d’incisione. Il disco, forgiato dall’arte di Giovanni Succi, offre una (ri)lettura delle parole del poeta Giorgio Caproni, livornese trapiantato nella Superba ad inizio ‘900. Proprio da Genova nel 1985 riceve la cittadinanza onoraria, anno precedente all’uscita della sua ultima raccolta poetica intitolata Il conte di Kevenhuller.
Proprio dalla sua poesia dissonante, parte la nuova elitaria produzione di Fabrizio Testa e
Andrea Dolcino, vicini, in questa loro scelta artistica, ad una mescolanza equilibrata tra lingua popolare e colta, venata di isolamento realista e asprezza comunicativa. E chi meglio di Giovanni Succi (ahimè qui orfano di Bruno Dorella) poteva ricreare l’ambiente vocale adeguato ad un contesto nobile come questo? L’opera da cui si parte consiste in una serie di componimenti in versi liberi, esibiti (nella loro finzione) come se si trattasse di un’operetta musicale, il cui l’allegorica caccia ad una feroce Bestia rappresenta il fulcro narrativo in cui realtà e finzione si mescolano in maniera Truffautiana. Nessun suono se non quello della profondità recitativa, che nel suo essere vintage si propone ad un ascolto attentivo ed elitario, in cui la (non)partitura ci assiste nel peso delle parole.

Loris Gualdi

OUTSIDER (web)

Pubblicato il 14 marzo 2012 da Marco Favaro

http://www.outsidersmusica.it/recensione/succi-e-caproni-il-conte-di-kevenhuller-ascoltare-caproni-per-ri-ascoltare-i-bachi-da-pietra/

Succi e Caproni: Il Conte di Kevenhüller (ascoltare Caproni per ri-ascoltare i Bachi da Pietra) Siamo quasi a metà. Con la pubblicazione de Il flagello si arriva alla poesia numero quarantuno e ad un punto di svolta nel progetto che Giovanni Succi sta portando avanti dal maggio dello scorso anno: dar voce alle novantacinque poesie che compongono Il Conte di Kevenhüller, ultima raccolta composta in vita da Giorgio Caproni (1912-1990), grande poeta del ‘900 italiano.

Unico strumento utilizzato per la sonorizzazione: la voce umana. Unico esecutore: Giovanni Succi. Il cantante e chitarrista dei Bachi da Pietra ha pubblicato la traccia vocale della prima
poesia, o meglio della prefazione all’intera opera (Avvertimento), il 14 luglio 2011; richiamava così il 14 luglio 1792, data di un Avviso (storicamente esistente e riproposto da Caproni in fotocopia nelle prime pagine dell’opera) emanato da un certo Conte di Kevenhüller per invitare la cittadinanza alla caccia di una fantomatica Bestia che seminava il terrore nella campagna milanese. È questo, detto molto in breve, il fulcro attorno al quale
ruotano le composizioni de Il Conte di Kevenhüller: la forsennata caccia (allegorica) ad una feroce Bestia; il dato storico fornitoci dall’Avviso del Conte costituisce il pretesto alla narrazione, il via alla vicenda. I piani della finzione e del reale sono già completamente confusi. Ad introdurci all’impresa c’è un blog creato appositamente (http://caproni.org/) dove, con cadenza settimanale, Succi pubblica la sonorizzazione di una nuova poesia: è sua intenzione completare il lavoro entro la metà del 2012, anno in cui cade il centenario della nascita del poeta. Perno su cui si fonda la resa corporea delle parole, la loro realizzazione vocale, sono le linee guida lasciateci da Caproni stesso, le indicazioni precise su ciò che riteneva apprezzabile o deprecabile in una lettura per voce della sua poesia: niente siparietti ed enfasi forzate, ma resa tagliente del ritmo e della rima, precisione e freddezza.
Ciò che occorre fare, dunque, è farsi assistere dalla partitura, secondo l’analogia cara a Caproni tra testo poetico e partitura musicale (“che vi assista la partitura” dice proprio Caproni in Codicillo, secondo componimento deIl Conte); si deve entrare nella disposizione del testo, inseguirne i pieni ed i vuoti: operazione parallela a quella che Succi esegue con la musica e le liriche dei Bachi da Pietra, che tanto devono al lessico, ai ritmi, ai giochi linguistici e alle atmosfere caproniane, e che potranno essere ascoltati in ottica nuova dopo aver frequentato un po’ la poetica di Caproni. Paragonandolo ad un’operetta, Caproni divide Il Conte di Kevenhüller in due sezioni chiamate Libretto e Musica, seguite dalla sezione finale Altre Cadenze; entriamo in questi giorni nella seconda sezione, sganciata dall’unità narrativa di fondo (la caccia alla Bestia), ma non dai temi cardine di tutta l’opera, che proprio qui si presentano con maggior vigore. La continua fuga nell’ in-sé. L’autonomia esplosiva del linguaggio. Lo smarrimento e il nonluogo. La vita-contraddizione. L’io che si perde nel vuoto. Buon ascolto.

Marco Favaro

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