01 – Prefazione (Aleso Leucasio)

Giorgio Caproni affida la prefazione ad una pseudo citazione di un oscuro arcade, lasciando in realtà facilmente immaginare si tratti di uno pseudonimo dell’autore stesso. Il tono fintamente bucolico dei versi nasconde e svela alcuni dati fondamentali. Mi pare si possano riassumere brevemente in ordine sparso.

La centralità della finzione letteraria (una finta citazione di un finto arcade: uno dei tanti “io” che verranno; “quasi mai io” sapremo presto). La finzione rassicurante che rivela qualche cosi di fondante o di imperscrutabile del reale. (Come la letteratura stessa nel suo complesso verrebbe da aggiungere).

Finzione nella finzione: il tono vagamente conciliante nasconde insidie. La captazio benevolentia è cordiale ma pare mettere in guardia con la disperazione calma che conosciamo: “prendila così com’è”. Nel verso risuona per assonanza non detta: la vita.

Definizione dell’opera: “operetta a brani”. L’operetta è l’operetta del melodramma. Si rivela la valenza poematica (organica, non componimenti sparsi) della raccolta.

Il termine “brani” ha una sua doppiezza. Musicale e (lo scopriremo presto) allusiva di ciò che la Bestia potrebbe fare di noi.

Finita e infinita: la fine e l’inizio, si direbbe, coincidono; più propriamente nella concezione caproniana si elidono all’infinito. Finita e infinita è l’operetta a brani.

La vita.

Note tecniche

La ripresa è di ambiente sonoro diverso dalle successive. Il componimento è  “esterno” all’opera, di carattere (fintamente) bucolico e vagamente barocco. In sottofondo un vago cinguettio della natura è parso appropriato. (Così come lo schiocco microfonico iniziale, che ne rivela la natura fittizia.)

Un Commento

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